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LA PSICOTERAPIA

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L’area d’interesse della psicoterapia è assai ampia.

 

 

Dalle problematiche relazionali e familiari e dal disagio esistenziale, il suo intervento si proietta alla psicopatologia nelle sue diverse forme: i disturbi d’ansia e di panico, i disturbi depressivi, i disturbi di personalità, le fobie, il disturbo ossessivo-compulsivo, per giungere alle alterazioni psicotiche del senso della realtà, alle vecchie e nuove dipendenze, ai disturbi alimentari.

 

La nozione di psicoterapia non è univoca: l’orientamento psicodinamico e quello cognitivo-comportamentale, gli indirizzi sistemico-relazionali e quelli di matrice umanistica fanno riferimento a teorie della mente e a metodiche differenti.

La psicoterapia di qualunque orientamento, comunque, si propone di migliorare il funzionamento psichico, psicosomatico e psicosociale attraverso la comunicazione fra due o più persone, prevalentemente mediante la parola, per quanto da più parti siano sempre più valorizzate la comunicazione non verbale, la mediazione corporea e la dinamica espressiva.

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Professione Psicoterapeuta

L’esercizio della psicoterapia in Italia, a norma della legge 56 del 18/02/1989, è riservato a medici e psicologi iscritti in appositi elenchi presso i rispettivi ordini professionali. Per praticare la psicoterapia occorre aver effettuato, dopo la laurea, uno specifico training formativo presso scuole di specializzazione, universitarie o private con autorizzazione ministeriale.

 

 

La pratica professionale della psicoterapia si svolge in una pluralità di assetti:

Il classico setting duale (paziente e terapeuta)

l setting di gruppo (solitamente un piccolo gruppo: 3-7 elementi)

Altre tipologie di setting (es. gruppi con elementi della rete sociale del/dei paziente/i)

Il setting familiare (coppia, famiglia nucleare/allargata, sottosistemi familiari)

Si opera con la psicoterapia come unico trattamento o, sempre più spesso, in associazione a una terapia farmacologica, e/o in più setting psicoterapici (es. individuale e familiare o gruppo).

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Un po’ di storia...

La storia della cura psichica comincia con la storia delle civiltà umane. I sistemi terapeutici dell’antichità erano fortemente legati ai sistemi sociali, ai valori delle diverse culture e alle relative concezioni della psiche. Tanto la patogenesi quanto la cura della psiche erano per lo più ricondotte al paradigma del sacro. È assai interessante notare come una matrice sciamanistica, dominante nelle pratiche di cura protostoriche, è a tutt’oggi viva e vegeta nei sistemi terapeutici di culture non occidentali, e ispira inoltre alcune pratiche dei sistemi terapeutici convenzionali dell’occidente contemporaneo, dalla psicoterapia in senso stretto (si veda ad esempio il contributo dell’etnopsicoanalisi) fino alle arti terapie.

 

Nella tradizione della Grecia antica avevano già grande rilievo alcuni di quelli che sono oggi considerati veri e propri capisaldi dell’azione psicoterapeutica: il sogno e la sua incubazione nello spazio dell’asklepeion; la drammatizzazione catartica dei miti e dei conflitti nello spazio teatrale; la funzione ordinatrice del logos, introdotta da Anassagora e poi sviluppata nel dialogo socratico…

La psicoterapia in senso moderno, però, va ricondotta alla “scoperta dell’inconscio” (cfr. Ellenberger, 1976). Con Freud e con la psicoanalisi, in particolare, gli aspetti dello psichismo non riconducibili alla logica razionalista rientrarono a pieno titolo nell’ambito dello studio scientifico.

 

Nel corso del primo Novecento cominciarono a svilupparsi più paradigmi psicoterapeutici, basati su differenti teorie della mente e della psicopatologia. Il fenomeno, cresciuto parallelamente alla diffusione internazionale della pratica psicoterapeutica, ha poi ricevuto un sensibile impulso dai grandi conflitti bellici: rintracciamo i precursori delle terapie cognitivo-comportamentali nelle improvvisazioni di interventi “brevi” con militari traumatizzati, e i primi passi della Gruppoanalisi negli ospedali militari anglosassoni.

 

Il secondo dopoguerra, accanto all’evoluzione dell’approccio psicodinamico (sempre più in senso relazionale) e di quello cognitivo-comportamentale (sostenuto da paradigmi costruttivisti), vide svilupparsi anche il filone umanistico esistenziale e, più tardi, i modelli di terapia familiare riconducibili al paradigma della teoria dei sistemi.

L’attualità della psicoterapia sembra caratterizzata dall’esigenza della ricerca: ricerca di paradigmi teorico-tecnici condivisibili e confrontabili (al di là dell’impermeabilità autoreferenziale delle diverse Scuole), e ricerca empirica sui processi e sui risultati.

Alcuni orientamenti teorici e metodologici

L’approccio psicodinamico, riconducibile a Freud e al movimento psicoanalitico, considera i sintomi come manifestazioni di conflitti inconsci, riconduce la psicopatologia all’organizzazione psichica profonda (meccanismi di difesa) e basa la cura fondamentalmente sull’esplorazione dell’organizzazione psichica per come essa si manifesta nella relazione tra il paziente e l’analista (transfert), nei sogni e nelle associazioni libere. Anche la Gruppoanalisi si colloca tra i modelli di matrice psicodinamica.

La psicoterapia orientata in senso psicodinamico si svolge abitualmente con incontri regolari (di solito almeno settimanali) per un periodo di qualche anno. Tradizionalmente rivolta a disturbi di area nevrotica, sembra agire soprattutto sull’area dei disturbi di personalità ed è oggi efficacemente impiegata anche nei programmi di trattamento della psicopatologia grave, specie ricorrendo al setting di gruppo.

L’approccio cognitivo-comportamentale fa risalire i sintomi all’apprendimento di schemi comportamentali, emotivi e di pensiero disadattivi, e basa la cura su una funzionale rielaborazione cognitiva degli stimoli ambientali e dei processi cognitivi, anche mediante prescrizioni e tecniche di condizionamento e/o decondizionamento.

Particolarmente indicato per terapie brevi e focali rivolte a disturbi depressivi, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi sessuali, alimentari, del sonno, dipendenze patologiche, l’approccio cognitivo-comportamentale ritiene che i nuovi atteggiamenti e comportamenti assunti siano in gradi di stabilizzare i cambiamenti ottenuti.

L’approccio sistemico-relazionale considera il sintomo del "paziente designato" come segnale di disfunzione del sistema comunicativo familiare. Il trattamento ha per obiettivo il cambiamento delle regole e delle modalità di comunicazione all’interno del sistema.

I terapeuti di formazione sistemica operano in genere con un numero ridotto di sedute e in tempi relativamente rapidi, in setting multipersonale ma anche individuale, con applicazioni nell’ambito delle problematiche familiari, nella terapia di bambini e adolescenti, nella patologia psichiatrica, in psicologia del lavoro e delle organizzazioni. 

Non parleremo in questa sede delle cosiddette "psicoterapie umanistiche”: troppe e troppo diversificate, per rientrare nella sia pur più sintetica delle trattazioni.

Ma la psicoterapia funziona?

Sembra proprio di sì. La prima valutazione è empirica, personale e intersoggettiva: il paziente si sente meglio, i familiari e i conoscenti lo vedono cambiare, i nuovi pazienti sono inviati spesso da ex pazienti. 

 

Anche studi scientificamente controllati, svolti su diversi target psicopatologici, dimostrano l’efficacia della psicoterapia, così come della terapia psicofarmacologica, e un’efficacia dell’abbinamento “psicoterapia + farmaci” superiore a quella di ciascuno dei due approcci utilizzato singolarmente. Ricerche svolte mediante tecniche di neuroimaging (PET, Tomografia ad emissione di positroni, e fMRI, risonanza magnetica funzionale) segnalano che entrambe le modalità di trattamento modificano l'attività neuronale, spesso nelle medesime aree del cervello, e inducono cambiamenti dei medesimi parametri biologici.

 

Tanti anni fa, in piena querelle tra psichiatria dinamica e psichiatria biologica, Franco Fasolo parlava già di psicoterapia di gruppo come terapia biologica, suscitando non di rado qualche sorriso condiscendente. Alla luce di successive scoperte, per esempio quella dei neuroni-specchio, le sue geniali affermazioni rivelano il loro valore anticipatorio. L’esistenza di ogni essere umano, mente e corpo, è radicalmente relazionale. Persino la chimica del nostro corpo è una bio-chimica: non avviene in provetta, bensì all’interno di sistemi viventi in continua interazione.

 

Se la psicoterapia è una cura relazionale, che cosa c’è di più relazionale della biologia? Non sorprende allora che la psicoterapia, a patto di essere praticata in modo trasparente e metodologicamente corretto, risulti anche al più severo vaglio scientifico efficacemente attiva anche sul cervello, oltre che sul resto del corpo vivente e interagente.

Riferimenti bibliografici

Barone R., Bellia V., Bruschetta S. (2010) Psicoterapia di comunità. Franco Angeli, Milano

Bateson G. (1976) Verso un'ecologia della mente. Adelphi, Milano

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